Genitorialità e sharenting

Siamo nel pieno del Festival di Sanremo e mi sono imbattuta casualmente in un’articolo scritto da Serena Mazzini sulle pagine di Domani. Rifletteva sulla contraddittorietà della condotta di Chiara Ferragni, nel proclamare giustamente il bisogno di protezione e riscatto della propria sè bambina da un mondo patriarcale, non tenendo conto che l’uso della propria immagina come influencer è esso stesso prodotto di tale società, ma soprattutto, non tenendo conto che lo sharenting verso i propri figli può facilmente essere ricondotto ad una cultura patriarcale che guarda alla donna come orgogliosa fattrice, ma che al contempo rappresenta un atto lesivo verso i propri figli.

Per chi non lo sapesse con sharenting si intente la diffusione sui social di immagini dei propri figli. Deriva dal verbo inglese to share (condividere ) e parenting ( fare il genitore ).

Lasciando stare il diritto di autodeterminarsi del personaggio pubblico che fa della sua immagine strumento di lavoro, il problema principale in questo caso è la mancata presa di coscienza non solo che il suo discorso entra in contrasto con il suo agire, ma condividendo quotidianamente foto e video dei propri figli lede e con lei tanti genitori, il diritto alla privacy dei propri figli.

Posso testimoniare personalmente quanto la diffusione di immagini non gradita possa ferire un bambino, da quando sono stata costretta a fare una foto con il ciuccio che non usavo più da tempo, con la promessa infranta che sarebbe rimasta privata.

Fare sharenting colti dal desiderio di condividere la gioia data dai propri figli e dai loro progressi, non tiene conto della sofferenza arrecata loro, né tantomeno che i propri figli da adulti potrebbero farci causa perché le immagini diffuse (per sempre ) in rete possono essere in qualche modo lesive per la loro dignità. Ma l’intenzione di farlo per crearsi una certa immagine professionale, secondo il mio personale punto di vista rappresenta un’aggravante sia sul piano morale che legale.

Consapevole del fatto che ognuno è liber* di agire come meglio crede, potrebbe essere utile tenere conto del perché lo facciamo e se ci sia davvero un motivo tale da soprassedere sulla tutela dei propri figli.

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