L’OMS definisce la salute come benessere bio psico sociale. Per promuoverlo sostiene l’importanza di coltivare le Life Skills o abilità di vita e auspica che ciò avvenga fin dai banchi di scuola. Queste abilità ricomprendono: capacità di problem solving, pensiero creativo, pensiero critico, comunicazione efficace, capacità di relazioni interpersonali, empatia, gestione delle emozioni gestione dello stress.
Se le analizziamo con attenzione ci accorgeremo che si tratta di dimensioni che costituiscono l’intelligenza emotiva, ossia quell’insieme di capacità non cognitive che influenzano l’abilità di rispondere efficacemente alle domande e pressioni ambientali.
L’oggetto dell’intellligenza emotiva è rappresentato dalle emozioni.
Esse nascono con noi nel grembo materno. Dopo la nascita però si arricchiscono grazie alle esperienze interpersonali, diversificandosi e aumentando di complessità. Su di loro si fonda l’identità e il benessere del bambino, pertanto è molto importante che possa avvalersi di modelli significativi. I percorsi di alfabetizzazione emotiva a scuola, rivolti ai bambini, agli insegnanti ed ai genitori, possono essere molto utili per favorire la consapevolezza e la gestione adeguata delle proprie emozioni che diventano così uno strumento di benessere personale e sociale.
Alle soglie della pubertà poi, i ragazzi cominciano a farsi tante domande su quello che sarà il proprio corpo da adulti e su come stia cambiando.
Ma ci sono degli aspetti legati alla crescita che diventano altrettanto centrali: i bisogni affettivi. Con questa espressione non si intende il bisogno di avere il primo fidanzatino bensì il bisogno di conoscere profondamente se stessi.
Solo quando un individuo è in grado di entrare in contatto con il proprio sé può capire di conseguenza, se le relazioni di amicizia o i primi flirt lo aiutano a crescere e sono quindi positive, o sono delle relazioni limitanti, esclusive o che in altro modo fanno star male.
Educare all’affettività significa quindi insegnare a volersi bene e a rispettare se stessi, prima degli altri e come prerequisito per rispettare anche gli altri.
Ci sono infine i #valori e di #regole intesi come strumenti per agire e vivere autenticamente e senza tornaconto personale nella società.
“Nessuno fa niente per niente” è così? Certo ma mentre c’è chi agisce in modo egoistico c’è anche chi sa dire di no al trend generale e agisce per… #filantropia.
L’essere umano nasce senza regole e senza valori, li acquisisce nel tempo attraverso un percorso di #interiorizzazione: fa propri i valori e le regole che scopre nell’ambiente in cui vive attraverso la presenza costante e attenta degli adulti di #riferimento. Questo ci interroga sul fine del nostro impegno educativo nei loro confronti.
Un ragazzo diventa socialmente adeguato nel momento in cui riesce a mediare tra quelle che sono le regole e i valori che ha acquisito, i propri #bisogni, quelli altrui e il #contesto specifico. Per farlo deve necessariamente aver sviluppato pensiero critico e soprattutto buone #capacitàempatiche, ossia quel tipo di sensibilità che consente di percepire le emozioni altrui mettendosi nei loro panni.
Si tratta di un #giocodiequilibri, che può essere appreso solamente se i #modellidiriferimento sanno proporre #principi di #rispetto ed #equità, oltre alle #norme del vivere sociale, affiancandoli ad uno spirito di #intraprendenza ed elasticità, capace di combattere gli atteggiamenti di #adeguamentopassivo, opportunismo e indifferenza.
Una bellissima sfida.
#psicologiascolastica
#psicologiaapplicata
#bambini
#ragazzi
#genitorialità
#psicologirovigo
#rovigopsicologi