Molto tempo fa si utilizzava il termine “esaurimento nervoso” per indicare qualsiasi tipo di disturbo riguardante la sfera psichica. Negli ultimi anni si nota che nell’uso comune questo termine è stato sostituito da quello di “depressione” .
In realtà la depressione è un qualcosa di ben preciso: si tratta di un disturbo del tono dell’umore. Normalmente il nostro umore è molto flessibile e capace di adattare il nostro mondo interno agli eventi esterni positivi e negativi. Quando una persona è depressa il suo tono dell’umore si fissa verso il basso e quindi la persona che ne è colpita vede il mondo in modo assolutamente negativo, come se indossasse sempre un paio di occhiali neri.
La persona diventa molto #triste e priva di ogni energia.
Può presentare un #rallentamentopsicomotorio con problemi di: #attenzione, #concentrazione e #memoria, nonché difficoltà a pensare.
I disturbi del sonno sono frequenti come pure le #variazionidipeso, indipendentemente da ciò che mangia, ma in alcuni casi c’è anche la #perditadiappetito o un suo aumento.
Infine ci possono essere pensieri ricorrenti di #morte, dal #desideriodellamorte come sollievo alla #pauradimorire.
La diagnosi può essere fatta se ci sono almeno 5 di questi aspetti e la loro intensità può variare molto nel tempo e anche da persona a persona.
E nei bambino?
Durante la crescita il bambino deve affrontare le difficoltà e le scoperte legate alle fasi del proprio sviluppo adattandole ed adattandosi al contesto in cui vive, un contesto in cui gli adulti accudiscono, pongono dei limiti, ma spesso pongono in essere gli effetti di inadeguatezze, conflittualità e fragilità personali.
Se nel bambino questa capacità di adattamento si blocca può capitare che insorga un quadro depressivo.
La particolarità è costituita dal fatto che il bambino depresso tende ad isolarsi rispetto agli amichetti, perde interessi per i giochi, può presentare difficoltà scolastiche e anziché esprimere tristezza, può dar voce al suo disagio attraverso irritabilità, aggressività, riduzione dell’appetito e disturbi del sonno.
E bene ricordare che i bambini non sanno concettualizzare appieno ed esprimere poi, il proprio malessere, quindi gli adulti devono essere consci di questo aspetto quando notano che qualcosa sta cambiando.
Ma in generale quali sono le cause della depressione?
La depressione può avere molte cause. In alcuni recenti ricerche si sostiene che la condizione del nostro intestino possa pesantemente influenzare in senso negativo il nostro equilibrio psichico e quindi portare a depressione se ci nutriamo in modo scorretto.
Anche se in questo ci sono degli elementi di verità, mi sembra Importante sottolineare come le nostre condizioni intestinali da sole non sono in grado di scatenare una depressione anche lieve.
Solitamente le cause della depressione sono di natura ambientale o interiore. Quando queste reazioni sono eccessive rispetto alla problema in sé è bene che la persona chieda aiuto.
In questi casi l’intervento di cura consiste in almeno quattro percorsi.
Se la depressione è lieve o moderata ci si può rivolgere allo psichiatra per una terapia farmacologica su misura, oppure si può ricorrere a una terapia di tipo psicologico, individuale o di gruppo, per affrontare le proprie difficoltà e trovare dei nuovi modi per gestirle e superarle.
Si possono poi affrontare parallelamente entrambi i percorsi ponendo in essere una azione sinergica da parte dei due tipi di trattamento.
La quarta via consiste nel ricovero che il medico prescrive, quando i sintomi sono così intensi da portare la persona ad un profondo stato di prostrazione in cui i pensieri di morte possono diventare un rischio concreto.
La durata di ciascun percorso non potrà essere definita a priori perché è sempre legata al carattere individuale della depressione.
Va sottolineato però un aspetto molto importante. La terapia farmacologica va seguita scrupolosamente senza sospensioni o interruzioni fai da te, perché si rischia l’effetto rebound, ovvero una reazione dell’organismo molto simile ad una vera e propria crisi di astinenza, e si può essere portati a pensare che i farmaci ci “fanno male” perciò è molto importante la costanza e la gradualità e soprattutto il confronto con il medico di quelle che sono le proprie perplessità.
Cosa non dire ad un depresso.
Sicuramente la depressione può essere fonte di sofferenza anche per i familiari. Infatti dopo un iniziale fase di partecipazione e comprensione subentra un stato di frustrazione e aggressività, alla luce del fatto che il proprio comportamento non sortisce effetti positivi.
Questo genera nella persona depressa sensi di colpa e solitudine che si vanno a sommare alla sua sintomatologia.
Cosa possono fare allora i familiari ?
Vediamo nel concreto cosa non dire.
-“Cerca di tirarti su perché, in fondo tutti hanno dei problemi “
-“Devi sforzarti di reagire, serve un po’ di buona volontà”.
-“È solo un problema di pigrizia, in fondo ti fa comodo stare così”.
-“Sei tu che non vuoi collaborare”
-” Devi aiutarti da solo perché nessuno ti può aiutare”
-“I medici non servono basta reagire”.
-“Sei un egoista pensi solo a te stesso e non pensi a noi che stiamo male a vederti così”.
Cosa fare.
– È necessario evitare di far leva sulla forza di volontà o sui sensi di colpa.
– E’ importante invece stimolare la ricerca di un appoggio specialistico.
– Sottolineare che la condizione attuale è temporanea e la persona tornerà ad essere quella di prima.